La classificazione dei disturbi del sonno è molto ampia e complessa comprendendo situazioni transitorie e lievi come il Jet-lag fino alle forme gravissime e fortunatamente estremamente rare di Insonnia Fatale Famigliare.
Una prima distinzione va comunque fatta tra forme primarie, legate cioè proprio alla disregolazione dei meccanismi che sono alla base delle funzioni di sonno e veglia e forme secondarie a malattie organiche, in particolare malattie neurologiche e psichiatriche.
Il sonno può essere definito come uno stato d’incoscienza momentaneo e reversibile, caratterizzato dalla sospensione delle facoltà sensoriali e della motilità volontaria. Rimangono invariate alcune funzioni autonome, quindi involontarie, come il respiro, il battito cardiaco, l’attività cerebrale e il metabolismo, che però subiscono importanti modifiche durante il sonno.
In un adulto sano il sonno medio è di circa sette ore, discostarsi eccessivamente da questa media, sia in difetto sia in eccesso, può determinare problemi di salute.
Forse non tutti sanno che un eccesso di ore di sonno può essere correlato a una maggiore probabilità di patologie cardiovascolari e a stati di esaurimento di tipo depressivo.
Vi sono diverse teorie sulle funzioni biologiche del sonno che verosimilmente in futuro saranno approfondite e integrate da nuove conoscenze.
Durante il sonno aumenta la produzione di alcuni ormoni anabolici come ormone della crescita e il testosterone mentre, al contrario, diminuiscono ormoni catabolici come il cortisolo. Questo segnalerebbe che durante il periodo di sonno vengono messi in atto processi di recupero e riparazione di tessuti dell’organismo, è stato ad esempio dimostrato che viene aumentata la sintesi proteica a livello muscolare e a livello del sistema nervoso centrale. Il sonno ha una importante funzione anti- invecchiamento.
Studi condotti sugli effetti della deprivazione di sonno sulla memoria, permettono di ipotizzare che durante il sonno avvenga la sintesi di proteine cerebrali implicate con la fissazione dei ricordi.
Alcuni autori segnalano anche l’influenza del sonno sui processi di termoregolazione che, infatti, sono molto alterati nei casi di grave deprivazione di sonno.
Ovviamente la durata e la qualità del sonno influenza lo stato di veglia e vigilanza diurna e funzioni come l’attenzione, la concentrazione e la gestione emotiva. Non dormire a sufficienza può favorire una riduzione delle prestazioni cognitive durante la veglia, umore instabile e labilità emotiva.
Il sonno, per essere riposante, deve avere una sua architettura precisa, divisa in fasi con caratteristiche differenti e individuabili all’EEG (elettroencefalogramma). Il rispetto della sequenza e della durata di queste fasi assicura un sonno valido e ristorante.
Esso può essere diviso in due fasi: sonno REM e sonno non-REM a seconda che sia associato o meno ad attività onirica (sogni), a un’elevata attività cerebrale e a movimenti oculari rapidi o lenti, REM, infatti, significa Rapid Eyes Movement.
In questa sede segnalo in modo particolare la presenza d’insonnia come uno dei sintomi della Depressione e di molti Disturbi d’Ansia. Spesso, anzi, l’insonnia è il primo sintomo a manifestarsi e precede tutti gli altri che caratterizzano l’Episodio Depressivo. Molti studi segnalano che chi soffre d’insonnia ha una probabilità maggiore di sviluppare ansia e depressione rispetto a chi dorme un numero sufficiente di ore.
Nel 90% dei casi di Depressione Maggiore vi sono alterazioni della struttura e della durata del sonno: da un punto di vista clinico possiamo avere difficoltà di addormentamento con latenze eccessive o insonnia iniziale, risveglio precoce o insonnia terminale oppure un sonno interrotto da un eccessivo numero di risvegli non seguiti da rapido ri-addormentamento.
Anche l’ipersonnia, cioè un aumentato bisogno di sonno e numero di ore totali di addormentamento, può essere parte del quadro clinico della Depressione. Ciò avviene in circa il 10% dei casi e soprattutto in alcune forme specifiche che vengono definite Depressioni Atipiche proprio per la peculiarità di alcune manifestazioni sintomatologiche o nelle forme di Disturbo Affettivo Stagionale chiamate anche SAD o Winter-blues. Spesso in questi casi è anche presente l’iperfagia cioè un aumento dell’appetito, sintomo raro nelle altre forme di Disturbo Depressivo.
I pazienti con Disturbi d’Ansia tendono ad avere soprattutto difficoltà di addormentamento (insonnia iniziale) e presentano risvegli notturni. Il 70% dei pazienti affetti da Attacchi di Panico ha insonnia con risvegli multipli. In questo caso è essenziale trattare il disturbo del sonno perché esso favorisce la comparsa dell’attacco di panico, sia diurno che notturno.
Anche nel Disturbo Ossessivo Compulsivo sono presenti disturbi del sonno in particolare una riduzione del numero complessivo di ore con un aumento dei risvegli notturni.
Il Disturbo Post Traumatico da Stress è caratterizzato da ritardo dell’addormentamento e soprattutto dalla presenza di sogni terrifici in cui il paziente rivive le esperienze traumatiche vissute o sogni che generano stati emotivi che il paziente ha vissuto durante il trauma.
Durante l’Episodio Euforico del Disturbo Bipolare i pazienti mostrano una notevole riduzione delle ore di sonno senza influenza sulla qualità della veglia, riescono cioè a mantenere la vigilanza diurna valida nonostante la mancanza di sonno e non riferiscono stanchezza né sonnolenza diurna.
Nell’Episodio Euforico del Disturbo Bipolare è sempre indispensabile trattare i disturbi del sonno poiché la mancanza di sonno rallenta la risoluzione dell’episodio stesso.
In alcune forme di Depressione, infatti, la deprivazione di sonno è utilizzata come strategia di potenziamento accanto alla terapia con i farmaci, per il suo potere antidepressivo.
Terapia
In tutti i disturbi psichiatrici, l’insonnia è secondaria alla presenza della malattia di fondo, per questo motivo si assiste quasi invariabilmente alla ripresa di un sonno regolare non appena la terapia risolve il quadro clinico principale.
Ciò nonostante è sempre buona strategia terapeutica favorire un sonno adeguato e riposante, allo scopo di accelerare la guarigione del disturbo psichiatrico.
È essenziale indagare con il paziente i dettagli del disturbo del sonno: le modalità di insorgenza, la frequenza e la gravità, nonché la sua evoluzione nel tempo ed eventuali situazioni ambientali concomitanti alla comparsa dell’insonnia. Ciò permette al medico di scegliere tra le molecole e i farmaci a disposizione quelli più adatti al singolo paziente.
La scelta del farmaco, l’orario e la modalità di somministrazione vanno valutate in base al periodo in cui il sonno è disturbato.
In linea di massima questi farmaci andranno assunti per un periodo limitato e poi gradualmente sospesi quando il sonno riprende in modo adeguato, invece i farmaci prescritti per la terapia del disturbo d’ansia o depressivo andranno assunti più a lungo.
Secondo la gravità del disturbo del sonno possono essere utilizzati farmaci più o meno potenti, modulandone inoltre il dosaggio.
Le categorie di farmaci utilizzati possono essere diverse. Il classico “sonnifero” appartiene solitamente alla categoria delle benzodiazepine ipnotico-sedative, ma l’induzione del sonno può anche avvenire con l’utilizzo di antistaminici, antidepressivi dotati di attività sedativa, anticonvulsivanti e antipsicotici.
E’ molto importante valutare la durata d’azione dei farmaci in modo da non interferire con il risveglio. Questo soprattutto nei soggetti anziani i quali più frequentemente soffrono di insonnia. Con gli anni il metabolismo rallenta ed è meno efficace e questi soggetti possono andare incontro a fenomeni di accumulo con gravi ripercussioni al risveglio e durante la giornata.
Il paziente deve essere quindi monitorato nel tempo per evitare che sviluppi effetti collaterali o assuefazione dovuta a un uso eccessivo o troppo prolungato del farmaco.
Igiene del sonno
Rappresenta l’insieme delle abitudini e dei comportamenti quotidiani che favoriscono un buon sonno e quindi un adeguato rendimento diurno.
Se un buon dormitore può non prestare troppa attenzione a queste regole i soggetti che soffrono d’insonnia devono imparare invece a rispettarle.
Ricordiamo che alcuni cibi e bevande hanno un forte potere eccitante e devono quindi essere consumanti con moderazione o temporaneamente evitati se si ha un disturbo del sonno, soprattutto nelle ore serali.
Anche l’assunzione di alcolici può avere, in chi soffre d’insonnia, un effetto paradosso di tipo stimolante, sebbene infatti tenda a favorire l’addormentamento può indurre un numero eccessivo di risvegli notturni.
Dormire durante il giorno è sconsigliato, benchè aiuti a mantenere una vigilanza efficiente influenza negativamente la capacità di addormentarsi e mantenere il sonno. L’abitudine a un breve pisolino, con orario di sveglia prefissato, non è necessariamente dannosa in chi non presenta disturbi del sonno.
L’attività fisica disturba il sonno ed è quindi sconsigliata nelle ore serali, contraddicendo la diffusa idea che stancarsi fisicamente favorisca il sonno. È invece utile a questo scopo lo svolgimento di un’attività aerobica moderata nelle ore diurne.
Non esagerare con i liquidi nei pasti serali poiché molti soggetti insonni se risvegliati dalla necessità di urinare faticheranno a riprendere il sonno.
Creare condizioni esterne di calma, comodità e buio, in un ambiente silenzioso e con una temperatura non eccessiva.
Importante anche mantenere una certa regolarità negli orari in cui ci si corica.
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