Depressione nell'Anziano

La Depressione nell’anziano

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Depressione nell'Anziano

La Depressione nei soggetti di età superiore ai 65-70 anni è un evento piuttosto frequente ed è importante che venga diagnosticata e curata senza minimizzare il quadro clinico.

Dai dati risulta, purtroppo, che solo una percentuale molto bassa di questi depressi riceve una diagnosi e un trattamento adeguati, intorno al 10%. Ciò è dovuto al fatto che la depressione nell’anziano è spesso caratterizzata da sintomi fisici più che psichici, e questo fatto limita la percentuale dei pazienti che ricevono un reale aiuto di tipo specialistico psichiatrico. Molti di loro affollano lo studio del medico di famiglia, segnalando una serie interminabile di sintomi o timori che riguardano il funzionamento del corpo.

Invecchiamento e depressione

L’invecchiamento è quasi invariabilmente associato dalla comparsa di patologie e alla riduzione di efficienza e di forza fisica e anche da un fisiologico indebolimento delle funzioni cognitive, tra cui soprattutto la memoria. Numerosi cambiamenti come il pensionamento, l’allontanamento dei figli dal nucleo famigliare, la vedovanza, rappresentano eventi di vita importanti e stressanti che possono causare timori di solitudine e tristezza.

Ciò nonostante la Depressione Maggiore non va considerata come una normale evoluzione dell’invecchiamento, non va intesa come la fisiologica conseguenza dei problemi fisici, relazionali e sociali che possono insorgere con il passare degli anni.

La terapia farmacologica ben impostata non solo può risolvere la depressione ma è importante perché la presenza di un quadro depressivo influenza il decorso di altre possibili patologie fisiche e anche la motivazione del paziente ad assumerne i medicamenti in modo preciso e regolare.
Inoltre, il rallentamento psichico, fisico e motorio che si associa normalmente alla depressione è particolarmente deleterio nell’anziano in quanto le possibilità di ripresa son ridotte e il recupero è spesso più lento e incompleto.

Depressione, deterioramento cognitivo e comorbidità nell’anziano

Gli anziani quasi invariabilmente soffrono di altre patologie internistiche in trattamento farmacologico, come ad esempio ipertensione, diabete, problemi cardio-vascolari, ipertrofia della prostata o malattie oculari come il glaucoma. Questo impone al medico di valutare con attenzione eventuali controindicazioni all’utilizzo del farmaco antidepressivo e di individuare quali molecole non interferiscano con quelle già assunte dal paziente.

Inoltre, a volte, il paziente anziano può già presentare un certo grado di deterioramento cognitivo, legato ad alterazioni cerebrali e disturbi vascolari. Sono possibili situazioni para-fisiologiche più sfumate, fino a situazioni più francamente orientate verso un deterioramento patologico delle funzioni di memoria e concentrazione, anche per questo motivo è importante valutare il profilo del farmaco prescritto in modo da non influire ulteriormente sulle capacità cognitive già compromesse.

Trattamento della depressione nell’anziano

I farmaci antidepressivi di ultima generazione (SSRI o Serotoninergici) sono i più indicati nel trattamento della depressione nell’anziano perché le loro proprietà li rendono maneggevoli per quanto riguarda il profilo degli effetti collaterali, delle controindicazioni e delle interazioni con gli altri farmaci eventualmente già assunti dal paziente.
Soltanto in un secondo momento, se la risposta clinica non è adeguata, il medico valuterà la prescrizione di un antidepressivo di classe differente come i Triciclici. Questi sono farmaci molto noti e molto efficaci, purtroppo alcune volte non adatti nell’anziano per la concomitanza di patologie che ne controindicano l’utilizzo.

Certamente col passare degli anni l’organismo va incontro ad un rallentamento fisiologico dei processi metabolici a livello epatico e l’escrezione renale può essere anche rallentata. Per questo motivo i pazienti anziani tendono ad essere maggiormente esposti al rischio di effetti tossici e la terapia va iniziata a dosaggi bassi e aumentata con cautela, valutando il risultato terapeutico e la eventuale comparsa di effetti collaterali.

Questi effetti sono dovuti al fatto che il farmaco non è attivo solo sui neurotrasmettitori e i recettori implicati nella comparsa della depressione ma anche su altri gruppi di recettori che sono responsabili degli effetti indesiderati.
Gli studi stanno, infatti, cercando sempre più di creare molecole efficaci sempre più selettive sui recettori responsabili dell’effetto terapeutico.

Le caratteristiche cliniche e sintomatologiche della depressione nell’anziano possono differire da quelle nel soggetto adulto, spesso il quadro clinico tende ad avere delle manifestazioni atipiche. Innanzitutto vi è una percentuale alta di forme cosiddette subcliniche o sub-sindromiche, difficili da riconoscere ma che possono purtroppo complicare anche il decorso delle malattie fisiche concomitanti, se non curate.
Nell’anziano sono particolarmente frequenti i sintomi ansioni, l’agitazione psichica con ideazione ipocondriaca e l’Insonnia. A volte, anzi, rappresentano gli unici problemi lamentati dal paziente. Frequentemente sono riferiti dolori che non possono essere spiegati con alterazioni a livello anatomico. Una delle sedi più frequenti del dolore sono gli arti inferiori, a questo si associano sensazione di forte debolezza muscolare e problemi di deambulazione ed equilibrio. Altre manifestazioni tipiche sono quelli della sfera cognitiva e cioè disturbi dell’attenzione, della concentrazione e soprattutto della memoria.
Frequenti le preoccupazioni fobiche per le proprie funzioni fisiche, come il ritmo sonno-veglia, i battiti cardiaci, l’evacuazione e, appunto, la deambulazione.

La Pseudo-demenza Depressiva è una forma particolare di depressione dove prevalgono i deficit cognitivi che scompaiono quando l’antidepressivo risolve il disturbo dell’umore sottostante.
Viceversa i sintomi depressivi possono rappresentare le prime manifestazioni all’esordio di una forma di demenza degenerativa.
In questi casi, in cui la diagnosi differenziale è essenziale ai fini dell’impostazione terapeutica, è di grande importanza la collaborazione tra medico psichiatra e neurologo e la valutazione attraverso i test neuro-psicologici.

La terapia della depressione nell’anziano rappresenta a volte una sfida per il clinico.
Il tessuto del sistema nervoso, come tutti gli altri tessuti ed organi del corpo, va incontro con il passare degli anni a modifiche anatomiche micro e macroscopiche, ciò rende a volte il farmaco meno efficace nel risolvere la sintomatologia, mentre gli effetti avversi si possono presentare con maggiore frequenza.

Concludo ribadendo che, nonostante le difficoltà nella diagnosi e nella terapia, è sempre determinante approfondire, in ambiente specialistico, se dietro agli aspetti ansiosi e psico-somatici che gli anziani spesso lamentano sia presente un quadro di Depressione che andrà eventualmente sempre curato, pur con le dovute attenzioni. Se a volte non sarà possibile la completa risoluzione del quadro clinico, spesso una terapia ben condotta riduce notevolmente le sofferenze del paziente, sollevando e aiutando così anche il contesto familiare che si deve occupare di lui.

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