Affrontare la fobia sociale

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AFFRONTARE LA FOBIA SOCIALE

Negli ultimi anni si è osservato un notevole aumento di questa forma di timidezza patologica, forse anche come conseguenza dei notevoli e veloci cambiamenti della nostra società, sia in ambito lavorativo che in ambito personale.

Nel nostro tempo storico si è sempre più attenti alle performance, all’aspetto esteriore, a tutta una serie di riferimenti idealizzati che riguardano la bellezza e la prestanza fisica, il successo e la ricchezza.

Una società caratterizzata da un eccesso di competitività, da ogni punto di vista.

A ciò si aggiunge una maggiore attenzione nel discriminare forme di disagio emotivo che richiedono una diagnosi corretta e una cura.

Questa forma di ansia si manifesta a volte come una vera e propria fobia che limita in modo grave la vita del paziente e rappresenta una discreta percentuale dei motivi di richiesta di visita e di aiuto.

Questo disturbo tende a comparire già molto presto, spesso anche nei bambini della scuola elementare o comunque durante gli anni dell’adolescenza.

In particolare si è osservato un aumento di incidenza di questa patologia dopo gli anni del Covid, che ha impattato in maniera determinante proprio nei bambini e negli adolescenti colpiti dall’isolamento sociale in una fase di sviluppo molto delicata.

 

Se non viene riconosciuta e trattata tempestivamente e in maniera adeguata, ha la tendenza a cronicizzarsi e a costituire un problema molto serio nella vita delle persone che ne soffrono.

È stato valutato che la Fobia Sociale ha un’incidenza maggiore nel sesso femminile ma non è affatto raro, nel lavoro clinico, incontrare uomini che riferiscono questo tipo di disagio.

Spesso anzi si tratta di soggetti con profili professionali di alto livello che proprio per questo devono presenziare a riunioni, congressi, presentazioni in pubblico.

Non è rara nemmeno in chi svolge una professione artistica come attori, musicisti e cantanti.

Nella Fobia Sociale lo stimolo fobico è l’esposizione al possibile giudizio e all’osservazione degli altri in situazioni in cui il soggetto teme di fare “brutta figura”.

Questo avviene in momenti in cui il paziente deve esporsi in pubblico, per esempio durante una cena o una festa e in altre situazioni come scrivere mentre si è osservati, mangiare davanti ad altre persone, telefonare in presenza di qualcuno o fare una presentazione di lavoro.

In queste occasioni il paziente affetto da Ansia Sociale entra in uno stato di allarme con attivazione di sintomi sia psichici che fisici tipici degli stati di stress acuto.

Per questi soggetti sono anche molto difficili le situazioni sociali e relazionali durante le quali temono sempre di risultare poco interessanti e poco intelligenti, raramente parlano o esprimono tranquillamente il loro punto di vista.

Alla convinzione di essere poco adeguati si aggiunge il timore di mostrare i segni del proprio imbarazzo e dell’ansia come la paura di tremare, sudare, avere difficoltà a formulare le frasi, dimenticare ciò che si vuole comunicare, avere una voce poco impostata e incerta o arrossire.

Il timore di fondo è di essere considerati deboli, fragili o stupidi.

Un aspetto cognitivo che andrebbe trattato in psicoterapia è il desiderio di “fare bella figura”.

Questi pazienti, infatti, tendono ad aspirare ad una performance “perfetta”, idealizzata, mentre tante persone possono accettare senza alcun riverbero emotivo che una certa quota di paura e di sintomatologia ansiosa si accompagni fisiologicamente all’esposizione, così come possono integrare una performance non ottimale.

Per questo motivo uno degli aspetti cognitivi cardine che devono essere trattati in psicoterapia è la necessità assoluta di fare bella figura, una visione di sé idealizzata e non realistica che dovrebbe compensare la bassa autostima ma che invece purtroppo genera un circolo vizioso di sofferenza.

 

Soggettivamente il paziente percepisce sintomi legati alla attivazione del sistema vegetativo Ortosimpatico, il cosiddetto sistema di attacco o fuga: aumento del battito cardiaco, tremore, tensione muscolare, sudorazione, mancanza di fiato, mani fredde, secchezza della bocca, rossore al viso e al collo, disturbi gastrici o intestinali a volte fino al vomito.

Queste sensazioni fisiche sono estremamente disturbanti e confermano al paziente, nella sua visione fobica e perfezionista, la sua inadeguatezza.

Questi soggetti inoltre ne esagerano la percezione altrui, come se gli altri fossero esclusivamente concentrati nell’analizzare e nel rilevare questi segni, senza contare che un certo grado di attivazione neurovegetativa e di incertezza è assolutamente comune nelle persone che devono esporsi a situazioni come parlare in pubblico.

Purtroppo tutto ciò instaura un circolo negativo in cui il paziente affronta la prestazione già provato emotivamente dall’ansia anticipatoria, ciò può a volte influire sulla qualità reale della prestazione o comunque l’ansia crea una percezione distorta da parte del soggetto della sua prestazione, e da qui l’ansia per il successivo evento non può che aumentare.

Per questo motivo è davvero importante individuare queste situazioni fin dall’inizio e poter intervenire con la terapia adatta che interrompe questo circolo vizioso.

Purtroppo spesso i pazienti affetti da questo tipo di ansia sono soggetti introversi e autogiudicanti che faticano ad immaginare che si tratti di una forma di ansia conosciuta, che altre persone sperimentano,  affrontabile e curabile in terapia, per questo arrivano spesso a chiedere aiuto dopo anni di disagi.

Si stima che più del 50% dei pazienti affetti da Fobia Sociale arrivino alla consapevolezza e alla richiesta di terapia soltanto dopo molti anni di sofferenze ed evitamenti.

I soggetti adulti, lontani dallo stimolo fobico, riescono a riconoscere la loro ansia come eccessiva, almeno su un piano cognitivo. Purtroppo però durante l’esposizione le funzioni cognitive vengono “bypassate” dalla attivazione delle strutture cerebrali deputate alla gestione delle emozioni. Per questo motivo la cura della fobia sociale richiede anche il supporto con farmaci adeguati ad integrazione della psicoterapia.

I bambini invece difficilmente riconoscono i motivi del loro stare male e non possono scegliere di evitare le situazioni fobiche. Questi piccoli pazienti sviluppano spesso sintomi fisici come nausea, vomito, attacchi di diarrea, pianto, rifiuto di stare con gli altri bambini o di andare a scuola o a praticare sport.

In questo caso è molto importante che i genitori siano consapevoli che qualcosa di irrazionale sta spaventando il bambino e non diventino normativi obbligandolo ad affrontare la situazione temuta ma chiedano tempestivamente aiuto ad uno specialista.

Spesso il bambino può provare vergogna a comunicare al suo contesto famigliare la paura che sente e che non comprende.

 

Per porre diagnosi di questo disturbo ansioso è necessario che i sintomi creino un evidente e marcato disagio soggettivo che influisce sulla qualità di vita del soggetto influenzando negativamente il suo funzionamento sociale, scolastico o lavorativo.

Ad esempio il soggetto rifiuta inviti e limita la sua vita sociale, evita di partecipare a corsi o sport che potrebbero invece interessargli o rinuncia a proposte lavorative accontentandosi di ruoli meno esposti al contatto sociale e alle responsabilità.

Nei casi più gravi il soggetto può decidere di affrontare alcune situazioni non evitabili ricorrendo all’abuso di farmaci ansiolitici o di alcool.

La fatica emotiva provata da questi pazienti, il senso di impotenza e l’isolamento possono a lungo andare evolvere in un vero e proprio Disturbo Depressivo.

Inoltre chi soffre di Ansia Sociale può sviluppare veri e propri Attacchi di Panico situazionali quando viene esposto suo malgrado a situazioni sociali temute.

La diagnosi prevede una attenta valutazione qualitativa e quantitativa dei sintomi e la Fobia Sociale è una condizione clinica che richiede trattamento e che il clinico può e deve differenziare da ciò che sperimentano le persone con un carattere più timido e introverso e che non richiede intervento farmacologico.

I sintomi della Fobia Sociale e le condotte di evitamento tendono a cronicizzarsi se non trattate adeguatamente.

La psicoterapia è necessaria e deve lavorare sui temi del giudizio, della vergogna e della autostima, aiutando il paziente a modificare i pensieri disfunzionali su di sé e sugli altri e accompagnare il paziente ad esporsi alle situazioni temute in modo graduale e a migliorare le sue abilità sociali e la sua capacità di tollerare l’errore.

Importante anche aiutare il paziente a sviluppare gradualmente una migliore assertività nelle interazioni sociali.

All’inizio la psicoterapia deve essere accompagnata da una terapia farmacologica così che il paziente, sollevato dai sintomi più forti, possa beneficiare al meglio della psicoterapia.

La cura della Fobia Sociale prevede l’utilizzo di un serotoninergico associato, inizialmente, ad un ansiolitico.

In particolare la Paroxetina risulta essere molto indicata ed efficace in questo disturbo.

Cristina

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