Somatizzazioni e conversioni

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Quando il corpo piange. Somatizzazioni e conversioni

 

La categoria dei Disturbi Somatici comprende il Disturbo di Conversione, L’Ipocondria, il Dismorfismo corporeo e il Disturbo Somatoforme.

In tutti questi casi sono presenti sintomi fisici associati a pensieri e comportamenti ansiosi messi in atto a causa della sintomatologia somatica.

In tutte queste situazioni cliniche in cui non esiste una spiegazione medica che giustifichi la presenza dei sintomi.

I pazienti affetti da questi disturbi si rivolgono inizialmente al medico di base e cercano una spiegazione medica al loro malessere fisico, per questo motivo la diagnosi richiede tempi lunghi e percorsi di approfondimenti ed esami altrettanto complessi.

È anche vero che una diagnosi corretta può avvenire soltanto dopo la valutazione medica accurata e l’esclusione di eventuali fattori fisici collegabili alla sintomatologia.

 

Nel Disturbo di conversione, anche definito come Disturbo da sintomi neurologici funzionali, i sintomi mimano quelli potenzialmente causati da un disturbo neurologico, quindi deficit motori o sensoriali.

È una particolare forma di somatizzazione in cui il conflitto psichico ed emotivo si esprime attraverso manifestazioni che possono confondersi con quelle di un disturbo neurologico, viene cioè convertito, in modo inconscio e involontario, in un sintomo fisico che mima una problematica a livello del sistema nervoso.

Questo disturbo è noto da anni, il primo a definirlo fu proprio Sigmund Freud, padre della psicoanalisi e il termine indica appunto come un conflitto psicologico inconscio possa essere convertito in un sintomo fisico.

I sintomi possono essere transitori o persistenti, a volte anche gravi e comunque tali da interferire con le normali attività quotidiane del paziente.

Spesso la storia di questi pazienti evidenzia la presenza di gravi traumi.

Possiamo descrivere l’origine di questo disturbo dicendo che in questi pazienti i conflitti interiori psicologici non vengono mentalizzati, non riescono cioè ad arrivare ad una consapevolezza mentale ma si esprimono attraverso la comparsa di veri e propri sintomi fisici.

Questo avviene in soggetti con capacità di insight e di autoriflessione poco sviluppate, così come è in qualche modo carente la consapevolezza dei propri stati mentali ed emotivi.

Quindi i sintomi si sviluppano in modo del tutto involontario ed inconscio.

 

I disturbi più facilmente lamentati da questi pazienti sono dolore, perdita di sensibilità tattile, emicrania cronica, debolezza, tremori e rigidità muscolari, difficoltà alla deglutizione con sensazione di nodo alla gola, difficoltà di deambulazione, sbandamenti e sensazione di perdere l’equilibrio.

A volte tic nervosi.

Più raramente sono possibili sintomi più gravi e invalidanti come disturbi visivi, alterazioni della voce come afonia o disfonia, del linguaggio (balbuzie) e manifestazioni che mimano crisi epilettiche, definite crisi psicogene non epilettiche.

In questo caso il paziente presenta una temporanea confusione, movimenti involontari degli arti e perdita di consapevolezza.

Si pone questa diagnosi quando i sintomi sono di entità e frequenza tale da interferire e compromettere le normali attività sociali e lavorative e causano importante sofferenza del soggetto.

Se non riconosciuto e trattato questo disturbo può complicarsi con forme di Ansia e Depressione.

Ovviamente è necessario un approfondito colloquio che raccolga la storia del paziente prima dell’insorgenza della sintomatologia e a volte può essere necessario un parere da parte dello specialista neurologo per escludere la presenza di patologie organiche sottostanti, tramite la visita neurologica o con l’utilizzo di esami strumentali.

Per esempio va posta una diagnosi differenziale con disturbi quali sclerosi multipla, epilessia, morbo di Parkinson o altre forme che interessano il sistema nervoso e l’apparato muscolare.

Come abbiamo detto i sintomi che il paziente riferisce sono reali, non sono una invenzione o una finzione come nella categoria dei Disturbi Fittizi ed è proprio questo che rende molto difficile accettare, almeno prima dei necessari approfondimenti, che l’origine sia psichica e che il trattamento necessario sia di tipo psicologico e non medico.

Il trattamento principale in queste situazioni è la psicoterapia.

In caso di sintomi di tipo depressivi o ansia associata ad insonnia è necessario all’inizio anche aiutare il paziente curando questi disagi attraverso la prescrizione di farmaci specifici.

Ma il trattamento di elezione è la psicoterapia, con approcci supportivi e altri più mirati alla risoluzione del conflitto psicologico di fondo che è ignoto al paziente.

La psicoterapia può anche includere tecniche di tipo cognitivo-comportamentale mirate a  modificare i pensieri disfunzionali del paziente rispetto al suo disagio e i conseguenti comportamenti messi in atto.

Cristina Selvi

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Pischiatra Milano Cristina Selvi