GENITORI E FIGLI ADOLESCENTI “ALLA VIGILIA DEL RIENTRO”: GLI EFFETTI DELLA PANDEMIA
L’attuale emergenza sanitaria ci ha trovati tutti impreparati, interrompendo bruscamente la nostra abituale quotidianità e costringendoci a ritmi e routine differenti.
Le limitazioni imposte durante il primo e il secondo lockdown alla libera circolazione, allo svolgimento di una serie di attività in presenza, alle più svariate occasioni di incontro e di scambio, non possono che aver avuto un impatto sulla vita di ciascuno di noi. Tali limitazioni e rinunce possono essere risultate, tuttavia, più faticose per alcuni che per altri.
La riduzione dei contatti sociali e l’aumento del tempo trascorso tra le mura domestiche, in particolare, hanno costituito dei fattori fortemente stressanti sia per coloro che, vivendo da soli, hanno sperimentato una protratta condizione di isolamento, sia per coloro che, condividendo l’intera quotidianità con altri, si sono ritrovati a dover negoziare, “h 24”, spazi e confini.
È questo il caso di genitori e figli adolescenti: generazioni, per definizione, tra loro “in conflitto” che hanno dovuto fare i conti con le fatiche di una convivenza forzata.
L’adolescenza: una sfida per figli e genitori
L’adolescenza è una fase di sviluppo complessa, costituita da profondi cambiamenti e trasformazioni. Una vera e propria “rivoluzione” che interessa la mente, il corpo e le relazioni dell’adolescente, alle prese con la scoperta e la costruzione della propria identità.
In questo processo di costruzione identitaria (corporea, sessuale, sociale), è vitale per l’adolescente la possibilità di esplorare il mondo esterno e di mettersi alla prova, confrontandosi con il gruppo dei coetanei. L’adolescente tende dunque a ricercare maggiore indipendenza, mettendo in discussione l’autorità genitoriale e testandone e trasgredendone, frequentemente, limiti e confini.
A fronte della radicale autonomia apparentemente reclamata e manifestata, l’adolescente continua tuttavia a sperimentare insicurezze e profondi bisogni di dipendenza: come in un tiro alla fune, si allontana e si avvicina ad un genitore della cui protezione, fiducia, sicurezza, pur non volendo, ha bisogno.
L’adolescente, non più bambino e non ancora adulto, si trova quindi alle prese con una sfida complessa. Tuttavia, vi si trovano a confronto anche i genitori, chiamati a lasciar liberi i figli, dar loro fiducia, accettarne le scelte – contenendo le proprie fisiologiche ansie, così come gli inevitabili disaccordi –, ma anche a porre limiti, regole e confini, e a fare da “base sicura” a cui poter fare ritorno nei momenti di bisogno.
Pandemia e lockdown: quali effetti?
La pandemia, e con essa il primo ed il secondo lockdown, hanno comportato una sorta di ribaltamento dello scenario prima descritto: nessun conflitto per l’orario di rientro a casa o urla per l’uscita con la comitiva di amici, nessuna incertezza sulla quotidianità scolastica ed extrascolastica dei propri figli, e così via.
I figli non hanno potuto sottrarsi allo sguardo dei genitori, negoziare regole, trasgredire limiti; i genitori non hanno dovuto tollerare ansie e preoccupazioni circa il benessere e la sicurezza dei propri figli ma non hanno neanche potuto sottrarsi alle loro richieste e godere di uno spazio per sé.
All’interno di questo nuovo scenario, come evidenziato dall’indagine condotta su 2000 genitori dall’azienda Hasbro, conciliare a tempo pieno i diversi ruoli da ricoprire (genitore, coniuge, lavoratore, insegnante), è stato per molti genitori fonte di stress e di affaticamento, con un incremento di sintomi d’ansia, disturbi del sonno, pensieri negativi ed irritabilità.
Per alcuni genitori può essere stato particolarmente faticoso, in tale quadro, riuscire a mantenere degli spazi privati e di autonomia per sé stessi e per i propri figli: alcuni possono aver reagito alla riduzione degli spazi fisici di autonomia intensificando i comportamenti di controllo nei confronti dei figli, monitorandone più assiduamente, ad esempio, la condotta scolastica e l’utilizzo dei social, e favorendone così una certa infantilizzazione; altri, al contrario, possono aver richiesto implicitamente ai figli una capacità più adulta, responsabile e autonoma di gestione della propria quotidianità; altri ancora possono aver reagito al peso delle difficoltà e delle frustrazioni vissute durante il lockdown sperimentando impulsi maggiormente aggressivi o esercitando la propria autorità genitoriale in modo più punitivo o violento.
In particolare, uno studio condotto dall’Università Bicocca nell’ambito del più ampio progetto europeo Depcip (Digitised education of parents for children protection), ha evidenziato il timore e l’impressione, da parte di 1 genitore su 5, di essere stato maggiormente aggressivo con i propri figli durante il primo lockdown. Più in dettaglio, se l’84 percento dei 400 genitori italiani intervistati ha dichiarato di aver alzato la voce nei confronti di un figlio, il 29 percento ha detto di aver fatto ricorso anche a punizioni fisiche.
La pandemia e le situazioni a cui questa ha dato vita hanno dunque avuto un notevole impatto sul benessere emotivo e psichico dei genitori, che si sono ritrovati a dover essere, a tempo pieno, “multitasking”.
Gli effetti della pandemia sono stati molteplici anche per i ragazzi: analogamente ai genitori, anche i figli possono aver reagito all’isolamento e al ritiro forzato dalla vita sociale manifestando un incremento di comportamenti o più infantili e regressivi, di maggiore dipendenza nei confronti delle figure genitoriali, o al contrario maggiormente aggressivi, conflittuali e distanzianti.
L’indagine sull’impatto psicologico della pandemia Covid-19 nelle famiglie in Italia, promossa dall’IRCCS Gaslini di Genova e condotta a quindici giorni di distanza dall’inizio del primo lockdown, ha rilevato quali sintomi prevalenti nei bambini e nei ragazzi, dai 6 ai 18 anni, una sensazione di mancanza d’aria e una significativa alterazione del ritmo sonno-veglia, insieme ad un’aumentata instabilità emotiva con irritabilità e cambiamenti del tono dell’umore. Il livello di gravità dei comportamenti disfunzionali dei bambini e dei ragazzi è risultato, inoltre, associato al grado di malessere dei loro genitori. Ciò significa che all’aumentare dei sintomi di stress causati dall’emergenza Covid-19 nei genitori (disturbi d’ansia, dell’umore, del sonno, consumo di ansiolitici), aumentano i disturbi emotivi e comportamentali nei figli.
In Gran Bretagna, lo studio “Young people bear the brunt of pandemic mental health issues” ha, ancora, evidenziato quanto i giovani siano più a rischio depressione rispetto alla popolazione di adulti e anziani: l’84 percento dei ragazzi tra i 18 e i 24 anni ha riferito sintomi di depressione, il 72 percento di ansia.
Il punto sul benessere di genitori e figli “alla vigilia del rientro”
Come evidenziato, sono molteplici gli studi che hanno rilevato nel corso dell’attuale emergenza sanitaria un incremento del malessere psichico ed emotivo di genitori e figli adolescenti, con l’emergere di una molteplicità di sintomi e disturbi, primi tra tutti quelli d’ansia e dell’umore.
Seppur desiderati dalla maggior parte delle famiglie nel corso dei mesi passati, il parziale rientro a scuola e il ritorno ad alcune attività lavorative in presenza possono costituire dei faticosi momenti di passaggio. Le famiglie si trovano, ancora una volta, chiamate a rinegoziare equilibri e routine e a confrontarsi con compiti e attività che possono suscitare emozioni contrastanti.
Se, da un lato, gli adolescenti possono essere felici di ritrovare compagni e amici, dall’altro possono emergere ansie e preoccupazioni nei confronti dei diversi compiti e carichi scolastici ma anche timori di contagio, per sé e, più frequentemente, per genitori e nonni.
Analogamente, se da una parte i genitori possono godere di un maggior spazio per sé e di confini più netti tra vita lavorativa e vita domestica, dall’altra possono, ad esempio, sperimentare una certa preoccupazione per la ritrovata autonomia e maggior libertà dei propri figli.
Alla vigilia di nuove misure e quotidianità, osservare una certa quota di preoccupazione in sé stessi e nei propri figli non è di certo allarmante. Tenendo conto dei fisiologici timori legati alla reale complessità dell’attuale emergenza sanitaria, è però al contempo importante prestare attenzione ai segnali di stress e di disagio, più o meno significativi, che possono manifestarsi in noi e in chi ci è vicino, e prendersene cura dando loro l’opportuna rilevanza.
Mariagiulia Chici
La dott.ssa Mariagiulia Chichi, psicologa, specializzanda in psicoterapia ad orientamento psicoanalitico rivolta ad adolescenti e adulti, svolge attività clinica libero-professionale e di ricerca nella città di Milano. Svolge inoltre attività di cultore della materia e di docente a contratto presso la Facoltà di Psicologia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, sede di Milano.
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