Attacchi di Panico

15 Condivisioni

Respirate e rallentate contro il panico

Il Disturbo da Attacchi di Panico (DAP) è molto frequente. Le cause che determinano l’insorgenza del DAP sono numerose e purtroppo non ancora del tutto chiarite.

In ogni singolo paziente è individuabile un insieme di concause, biologiche e psicologiche, che vanno attentamente valutate per impostare il trattamento corretto.

I meccanismi di risposta allo stress e gli attacchi di panico

 

Indubbiamente nella società occidentale, orientata al raggiungimento di performance sempre più elevate sul piano lavorativo, economico, sociale ed estetico, l’essere umano è sottoposto ad un carico di richieste continue e pressanti cui fare fronte che attivano cronicamente i meccanismi di risposta allo stress, ponendo le basi per il notevole aumento dell’incidenza di questa patologia. Quindi, la comparsa del Disturbo da Attacchi di Panico fa spesso seguito a situazioni ambientali e contingenti che sono vissute dal soggetto come stressanti, situazioni cioè che disturbano l’equilibrio dell’organismo il quale risponde con tutta una serie di adattamenti neuropsichici, emotivi, ormonali, immunologici che configurano la Sindrome Generale da Adattamento, più comunemente conosciuta come STRESS.

È interessante notare che tra queste situazioni la comparsa di panico nell’essere umano è spesso correlata a esperienze di “lutto”, distacco o perdita. Il termine lutto, in questo contesto, va inteso in senso lato, riguarda cioè quelle situazioni in cui la persona si trova esposta a eventi di separazione o perdita, reali o temuti. La comparsa di ansia e panico riguarda prevalentemente soggetti predisposti i quali, il più delle volte, hanno mostrato da bambini ansia da separazione dalle figure di riferimento e in generale sintomi di ansia durante l’infanzia. Questo perché la separazione dai genitori è per il bambino un processo molto complesso sul piano psichico, con un impatto emotivo profondo.

Le modalità con cui realmente con cui avviene, o il modo in cui è vissuta, danno luogo a stili di attaccamento che si apprendono in età infantile ma che rimangono invariati per tutta la vita nelle relazioni adulte, i quali possono comportare una vulnerabilità emotiva eccessiva nei confronti delle esperienze di distacco.

In questi casi la separazione affettiva è vissuta come un grave pericolo alla sopravvivenza e l’organismo reagisce con una risposta biologica intensa che si manifesta in tutta la sua gravità, nei soggetti predisposti, con la comparsa dell’attacco di panico. Ciò però può accadere anche quando l’esperienza di lontananza dalle figure di riferimento non compromette la relazione, ma appartiene ai quotidiani momenti di autonomia che la vita impone. A volte addirittura non vi è a livello concreto nella vita del paziente nessun evento di potenziale distacco ma il vissuto è comunque presente a livello inconscio, nel mondo psichico del paziente e agisce come spina irritativa psichica.

L’attacco di panico dal punto di vista biologico

 

Da un punto di vista biologico le persone affette da DAP dimostrano una particolare sensibilità di alcune zone encefaliche alle fisiologiche modificazioni di concentrazione di Anidride Carbonica (CO2); la stimolazione di queste zone produce frequenti e intensi falsi segnali di asfissia (mancanza d’aria) che è uno dei sintomi tipici del panico e dell’ansia.  Queste sono zone ricche di neuroni che inducono il rilascio di adrenalina procurando la reazione di allarme e l’attacco ansioso acuto tipico del panico. Per questo motivo è molto importante imparare come respirare, sia durante l’attacco di panico, sia per prevenirlo, sia in generale nella vita di tutti i giorni, evitando la respirazione superficiale, troppo veloce e frequente, tipica del paziente ansioso.

Il controllo del respiro durante l’attacco di panico

 

L’uomo moderno ha disimparato a respirare in modo corretto, riempie i polmoni solo parzialmente e respira troppo velocemente, con la conseguenza di non sfruttare le potenzialità dell’apparato respiratorio nell’ossigenare il sangue e quindi gli organi, cervello compreso. Respirando in modo più fisiologico alleniamo e potenziamo tutti i muscoli della gabbia toracica e in particolare impariamo ad utilizzare il diaframma, muscolo a forma di cupola che divide la cavità toracica da quella addominale.

La respirazione diaframmatica, oltre ad essere benefica nel ridurre lo stato di attivazione psichica, “massaggia” gli organi cavi addominali, favorendo lo svuotamento dello stomaco e promuovendo la peristalsi intestinale, è quindi un ottimo ausilio nelle persone che soffrono di problemi digestivi come la gastrite, il reflusso gastroesofageo o la colite, patologie spesso correlate a stati d’ansia.

Il respiro deve essere lento, normalmente noi eseguiamo un numero eccessivo di respiri ogni minuto, dobbiamo imparare a ridurre la frequenza degli atti respiratori che devono essere più completi e profondi.

Allenarsi in questo senso ogni giorno per almeno 5/10 minuti è una strategia utile e benefica per chi soffre di ansia, nel tempo, anche quando non ci concentriamo sulla respirazione, il nostro respiro diventa più naturale e sano.

Come modulare i neurotrasmettitori

 

Il Disturbo da Attacchi di Panico dipende da un’alterazione dei sistemi neuronali che utilizzano come neurotrasmettitori la Serotonina, la Dopamina, la Noradrenalina, questo è il motivo per cui agendo su questi sistemi si può ottenere una notevole riduzione dell’ansia e la scomparsa del panico.

Le strategie per riequilibrare questi sistemi sono diverse. Innanzitutto, questo può essere ottenuto attraverso l’utilizzo di farmaci specifici contro l’ansia.

Oggi gli Attacchi di Panico sono molto ben curabili attraverso il ricorso agli stessi farmaci che si usano nella Depressione, malattia nella quale esiste una disregolazione delle stesse vie neuronali. Questi farmaci agiscono nel DAP curandone le cause biochimiche che ne sono alla base, mentre le Benzodiazepine, i comuni ansiolitici, svolgono un ruolo importante ma esclusivamente di tipo sintomatico e momentaneo.

Altre strategie per riequilibrare l’assetto dei neurotrasmettitori sono le Tecniche di Rilassamento e tutte le pratiche fisiche e mentali che agiscono riducendo lo stato di attivazione del Sistema Nervoso Neurovegetativo,favorendo quindi la secrezione di sostanze che abbiano un’azione “calmante” (Melatonina, Serotonina, Gaba, Endorfine) e limitando la secrezione di quelle che hanno una funzione eccitatoria (Adrenalina, Noradrenalina, Cortisolo).

Per citarne alcune: le pratiche di Meditazione, le diverse forme di Yoga, il Ci Gong, il Tai Chi le Tecniche di Respirazione e i massaggi. I massaggi, ad esempio, agiscono attraverso le incredibili connessioni che esistono tra la cute e il sistema nervoso (Network cute-cervello) dovute al fatto che nell’embrione umano le stesse cellule daranno vita al sistema nervoso, alla pelle e agli organi di senso. Da qui verosimilmente il potere della musica e anche dei colori di determinare stati di benessere psichico per esempio attraverso la Musicoterapia e la Cromoterapia.

Anche imparare a “fare le cose più lentamente” può essere di aiuto nell’alleviare i sintomi d’ansia ed evitare la possibilità che evolvano in panico; spesso chi è ansioso cammina velocemente, mangia velocemente, pensa velocemente e si muove velocemente, nel tentativo di fare tante cose, tutte insieme e aspirando alla perfezione. Imparare a rispettare uno stile di vita più tranquillo e fisiologico, oltre che meno esigente verso sé stessi, è indispensabile proprio per chi soffre di sintomi d’ansia. E come in tutte le cose della nostra vita anche questa capacità richiede, per essere appresa, impegno nell’esercizio di questa regola, dobbiamo cioè sforzarci di modificare abitudini apprese nel tempo e ricordaci di applicare il “metodo della maggior lentezza” durante tutta la nostra giornata e le nostre azioni.

 

In ultimo si possono ottenere ottimi benefici attraverso la Psicoterapia, nelle sue differenti declinazioni, la quale, come oramai è confermato dagli studi di neuro-imaging, determina modificazioni non solo del pensiero e del comportamento ma anche dei neurotrasmettitori e delle connessioni tra le cellule nervose, quindi della struttura e del funzionamento del cervello.

 

La dott.ssa Cristina SelviPsichiatra a MilanoPsicoterapeuta e Omotossicologa, si occupa di Psichiatria, Psicoterapia e Medicina Omotossicologica per la terapia dell’ansia. Ha fondato lo Studio Psichiatria Integrata al fine di promuovere un approccio integrato  fra varie discipline e metodi, che fornisca alla persona una risposta il più adeguata, più personalizzata e più corretta possibile in un momento di difficoltà della propria vita.

Cristina

Author

view all posts

Lascia un commento

Chiama
Scrivi
Pischiatra Milano Cristina Selvi