Problema Diagnostico Alzheimer

Il problema diagnostico nella Malattia di Alzheimer

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Problema Diagnostico Alzheimer

Tra le forme di demenza, la malattia di Alzheimer è senz’altro la più nota e la più frequente; secondo l’OMS (Organizzazione mondiale della sanità), ne soffrono circa 36 milioni di persone nel mondo; tra questi almeno il 60% è affetto da malattia di Alzheimer.

La malattia colpisce maggiormente il sesso femminile e comporta un progressivo decadimento delle funzioni cognitive, tra cui la memoria. È facile immaginare l’impatto sanitario ed economico della patologia i cui costi sociali, assai elevati, pesano soprattutto ancora oggi sui familiari di questi malati davvero complessi da seguire.

Spesso la mancanza di una chiara sintomatologia ci impedisce di riconoscere tempestivamente la patologia e quindi mettere in atto tutte le strategie volte a migliorarla e/o arrestarla.

Ma è possibile riconoscere i sintomi della malattia prima che questa si manifesti in tutta la sua gravità?

Si può sostenere in generale che ogni malattia abbia una fase “pre-clinica”, cioè uno spazio di tempo in cui il processo patologico è iniziato ma le manifestazioni cliniche non sono ancora espresse. Anche per quanto riguarda la demenza di Alzheimer è possibile pensare che le alterazioni neuropatologiche siano precedenti rispetto alle manifestazioni cliniche, cioè per esempio al disturbo di memoria.

In questi ultimo decennio ha a tal proposito acquisito particolare interesse il concetto di MCI, Mild Cognitive Impairment (Petersen et al, 1997).

Con questo termine ci si riferisce alla presenza nell’anziano di un isolato deficit cognitivo tale da non compromettere le funzioni quotidiane, ma possibilmente correlato a rischio di sviluppare la Malattia di Alzheimer.

Negli anni il concetto di MCI è stato revisionato e rielaborato; possiamo oggi riconoscere sostanzialmente una forma amnesica di MCI e una forma non amnesica. Nella prima forma il disturbo di memoria può essere l’unico deficit cognitivo obiettivabile oppure può associarsi a lieve compromissione di un’altra funzione cognitiva (ad es. il linguaggio, la capacità di ragionamento, etc.)

Nella forma non amnesica vi è una compromissione lieve di funzioni cognitive diverse dalla memoria.

Bisogna poi ricordare che spesso l’esordio sintomatologico della malattia di Alzheimer coincide con apatia, perdita d’interesse, calo del tono dell’umore o con la comparsa di una sintomatologia ansiosa che non ha una causa apparente.

Ecco quindi perché sono ormai numerosi gli studi che hanno combinato tra loro diverse metodiche al fine di evidenziare possibili fattori predittivi di malattia; un attento screening neuropsicologico. Le neuroimmagini, unitamente alle alterazioni cliniche, possono esser utilizzate a tale fine.

Risulta così evidente l’importanza di una valutazione specialistica accurata, in grado di rilevare i primi segni di cambiamento, non appena questi diventino manifesti al paziente o ai suoi famigliari, allo scopo di seguirli ed eventualmente porre il sospetto diagnostico di una demenza di Alzheimer in fase iniziale.

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Pischiatra Milano Cristina Selvi